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Ecco la fatica letteraria dei giovani studenti della 1B, che hanno elaborato un racconto, frutto dell'impegno comune, grazie all'utilizzo di googledrive. Una volta dato il via, ogni studente ha scritto un pezzo, continuando ciò che i compagni avevano pensato. Godiamoci il risultato di questo interessante esperimento di scrittura a più mani.

 

 SOGNO DI UNA NOTTE DI PRIMAVERA

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Era una bella giornata di sole, neanche una nuvola copriva l’azzurro cielo. Uno strano ragazzo girava solo per le strade della sua città; si stava recando al centro commerciale per trovare i suoi amici e passare un po’ di tempo assieme a loro. Ma, durante il tragitto, vide una bellissima ragazza e decise di fermarsi. Era alta, bionda, con gli occhi azzurri, aveva le gambe lunghe e snelle; camminava con grazia e sensualità attirando tutti gli sguardi su di sé.

 

Luca, così si chiamava il ragazzo, sentì il cuore battere forte e provò una strana sensazione che mai aveva provato prima. Tentò di avvicinarla, ma lei non parve notarlo.
Si fece coraggio, andò da lei e la salutò timidamente. "Scusa, potresti dirmi l’ora?” chiese con voce tremolante. “Mi spiace, non ho l’orologio... Però, aspetta un momento, ho il cellulare nella borsetta. Dunque... Per il telefono sono le 17, ma l’orologio del campanile segna un’altra cosa, forse non l’ho ancora regolato con l’ora legale”. “Non è importante, grazie, comunque. In realtà volevo solo scambiare due parole perché mi sentivo solo e ho visto che sei una ragazza carina.  Posso chiederti come ti chiami? Non ti ho mai visto in città. Non sei di queste parti, vero?“. La giovane lo guardò stupita e pensò fra sé e sé: “Sembra simpatico, ma non credo sia il mio tipo.” Così esitò un attimo prima di rispondere...

 

La ragazza lo osservò: era più alto di lei, aveva i capelli rossi spettinati, gli occhi verdi smeraldo, portava i jeans strappati e una felpa di marca. Notò, inoltre, che aveva un’aria strana, sembrava turbato... così decise di domandargli: “Tutto ok?!”. Alla domanda Luca si accorse di non essere a suo agio, si sentiva sciocco nell’aver pensato di poterla avvicinare.

 

Nonostante tutto lei decise che quel ragazzo in fondo sembrava interessante, forse proprio per quella sua stranezza; decise allora di rispondere alla sua domanda. “Io sono Allie e hai ragione, non sono di queste parti: vengo da Stanford e sono qui per uno scambio culturale.”. “E per quanto tempo resterai qui in Italia?” riprese a chiedere il ragazzo. “Per qualche mese, fino alla fine del mio corso.” precisò Allie. Luca pensò: “Ora che sono riuscito ad intrattenere una conversazione sensata, sarebbe opportuno farle qualche complimento...” Cosi si congratulò con lei per l’ottima pronuncia con cui si esprimeva in italiano. “Grazie, studio questa lingua da diversi anni” tagliò corto la ragazza, un po’ imbarazzata. Ci fu un momento di silenzio, nessuno dei due sapeva più cosa dire. Luca si fece coraggio e le chiese:“ Ti andrebbe di uscire con me stasera?” Allie si guardò intorno e, dopo qualche istante, decise di rifiutare l’invito: “Mi dispiace ma questa sera viene a trovami il mio fidanzato dall’Inghilterra, scusami”. Così, Luca, dopo aver salutato, se ne andò.

 

Si sentiva a terra, non poteva credere che, dopo quella finta avance, in realtà, la ragazza fosse già impegnata. L’aveva ingannato, o almeno lui credeva così; però, in effetti, lei non aveva mai affermatoné di essere single né di essere interessata realmente a lui. Così, capì che in realtà si era creato finte illusioni, generate da una piccola scintilla di interessamento che Allie aveva mostrato nei suoi confronti. Oh, quanto era stato sciocco! Aveva fatto tutto da solo! Si era inventato una favola, una di quelle per bambini, nella quale esiste sempre il lieto fine. avrebbe dovuto capire da solo che nella vita il lieto fine non esiste!. Quella che doveva essere un tranquillo pomeriggio con gli amici si era trasformato in una delle meste giornate qualunque che un adolescente passa in casa pensando a come la vita potrebbe essere migliore di quanto in realtà non sia.

 

La mattina seguente, Luca si svegliò presto: era deciso a incontrare nuovamente quella splendida ragazza che lo aveva fatto pensare a lungo. Per prima cosa doveva scoprire delle informazioni su di lei: per quanto ne sapeva lui, Allie era giunta in Italia per uno scambio culturale, quindi doveva per forza frequentare un’università... “Ottimo, mi sembra un buon punto da cui cominciare” pensò Luca. Valutò le possibili facoltà e il corso di “lingue straniere” gli parve il più probabile. Fece delle ricerche in internet e trovò un’università abbastanza vicina al luogo in cui si erano visti. Il ragazzo, ossessionato dall’idea di rivedere Allie, si presentò all’ingresso dell’edificio e non dovette aspettare molto prima che le sue ricerche andassero a buon fine.  

 

La ragazza, infatti, stava scendendo da una macchina, accompagnata da una sua amica. Decine di occhi si posarono su quel corpo slanciato e su quei capelli biondi che tanto avevano affascinato Luca il giorno precedente. Allie lo riconobbe e lo salutò con un sorriso raggiante: “Ciao, che ci fai tu qui? Frequenti questo corso? Non ti ho mai visto alle lezioni...”. Luca non sapeva dove parare, così rispose con la prima cosa che gli era venuta in mente: “Ciao! Ehm... No, sto aspettando una mia amica. Io sono iscritto alla facoltà di fisica. Comunque, come è andata ieri sera con il tuo ragazzo?”. Era la domanda più stupida che gli potesse mai uscire dalla bocca. Una smorfia comparve sul viso di Allie prima che gli rispondesse e Luca si pentì per quanto aveva detto. “Ci siamo lasciati. Ieri abbiamo litigato”. “Mi dispiace”. Finalmente la prima frase intelligente era giunta.. “Oh, non ti preoccupare. Tu invece sei fidanzato?”. “Sì!” disse Luca, mentendo. Subito dopo però si pentì e disse: “In realtà non proprio, fino a qualche giorno fa uscivo con una ragazza, ma niente di serio; comunque non credo che sarebbe andata a finire bene, non è il tipo che piace a me. ”

 


Allie si limitò semplicemente ad annuire e sorridere. Luca pensò che lei avesse un sorriso meraviglioso. Fecero in tempo a scambiarsi i numeri di cellulare, prima che il telefono di Luca squillasse. Egli si affrettò a rispondere; era suo fratello Leonardo, che lo esortava a tornare subito a casa. Luca si scusò con Allie e le chiese se potevano incontrarsi nuovamente. Lei ci pensò un attimo prima di rispondere, ma poi acconsentì. Mentre lo guardava allontanarsi si chiese se quella fosse stata la scelta giusta. Ma lei cosa sapeva di lui? Niente. Certo, poteva sempre cominciare a conoscerlo, ma pensò che iniziare a frequentare una persona il giorno dopo una rottura non fosse una buona idea.

 

Allie però cercò di non pensarci e di scacciare dalla mente quei pensieri che le confondevano soltanto le idee e che le facevano tornare in mente il suo ex ragazzo, del quale era ancora innamorata. La sera precedente, al ristorante dove si erano dati appuntamento lei e Michael, così si chiamava il ragazzo, avevano avuto una lunga discussione, poiché durante il soggiorno di Allie in Italia, lui ne aveva approfittato per potersi vedere con un’altra ragazza e ciò ovviamente ferì molto i sentimenti di lei, la quale si arrabbiò. Nonostante ciò, era ancora innamorata di lui, perché dopotutto stavano insieme da molto tempo, un anno e mezzo per la precisione, ma decise che pian piano sarebbe riuscita a dimenticarlo e il suo incontro con Luca sarebbe potuto essere una buona occasione, perciò era contenta di aver acconsentito ad un altro incontro.

 

Dimenticare è difficile, è vero, ma ad Allie, che in questi giorni si sentiva a pezzi a causa del tradimento del fidanzato, distrarsi un po’ con un altro ragazzo sarebbe servito molto. La tristezza vagava ancora nel suo cuore, ma per tutta la serata cercò di sorridere: Luca non le sembrava il suo tipo, ma chiacchierare con lui la faceva sentire molto meglio. Il giorno seguente però Allie non si presentò al parco dove si erano dati appuntamento; Luca la aspettò per più di un’ora invano, le inviò due messaggi per sapere dove fosse, ma nessuna risposta. “Forse non desidera più vedermi?” “Deve esserle sicuramente accaduto qualcosa!”. Così si recò davanti alla casa della ragazza, provò a suonare più volte il campanello ma nessuno gli aprì. Mentre tornava triste e addolorato verso il suo appartamento il telefono squillò, era Allie che si scusava per non essersi presentata all’appuntamento, era andata a fare compere con un’amica, aveva spento il cellulare ed ora stava per tornare a casa. Ormai era già quasi sera e così decisero di trovarsi il giorno seguente; Luca aveva riacquistato la speranza e non vedeva l’ora di incontrarla nuovamente, non riusciva proprio a stare senza di lei neanche un giorno, la passione per Allie lo aveva completamente preso.

 

La notte diventa lunga quando l’attesa è grande: così Luca sentì tutti i rintocchi dell’orologio del campanile, vide le prime luci dell’alba filtrare attraverso le imposte e, quando, sfinito, crollò in un sonno profondo, il fastidioso bip della radio-sveglia lo riportò alla realtà.  Ma una notte di dormiveglia non aveva diminuito per niente l’aspettativa di Luca, tanto che, quel mattino, riuscì a prepararsi con largo anticipo e decise di andare a scuola a piedi. In fondo un paio di chilometri non erano molti e quel giorno il panorama sembrava molto più interessante, tutto quello che vedeva aveva un aspetto nuovo, come se l’intera città fosse felice per lui.

 

Per Luca la mattina all’università passò molto lentamente, le lezioni sembravano infinite. Non riusciva a seguire neppure le spiegazioni dei docenti perché quel giorno aveva solo un pensiero in mente: Allie. Finalmente anche la lezione di Termodinamica terminò. Luca corse a casa e mangiò velocemente. Poi però si rese conto che l’appuntamento era previsto per più di due ore dopo, perciò si sedette sul divano del soggiorno, si rilassò e si addormentò: la stanchezza infatti cominciava a farsi sentire poiché non aveva praticamente dormito per tutta la notte.

 

Ad un certo punto, Luca sentì un forte rumore e si svegliò: era la campana con i suoi rintocchi delle quattro. Si ricordò però che doveva incontrarsi per quell’ora con Allie. Perciò scese dalle scale e prese la bicicletta per andare dalla ragazza. Pedalò il più velocemente possibile, pur essendo già in ritardo di qualche minuto. Non voleva farla aspettare ulteriormente, ma con questo ritmo sarebbe arrivato al centro commerciale sfinito e per di più sudato. Proprio così, Luca aveva deciso di vedere Allie nello stesso posto in cui avrebbe dovuto uscire con i suoi amici il giorno del primo incontro con la ragazza. Se quel pomeriggio non fosse uscito di casa, Luca non si sarebbe mai imbattuto in quella giovane dall’accento inglese che tanto lo affascinava. Questo lo fece ragionare sull’imprevedibilità della vita: in un qualsiasi momento potrebbe accadere di tutto, dalla vincita alla lotteria alla morte di un caro. Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un’automobile, che gli tagliò la strada e lo fece quasi cadere dalla bicicletta. “Basta, cerca di stare più attento e spera che Allie ti stia ancora aspettando” pensò tra sé e sé l’adolescente.

 

Una volta entrato, Luca scorse la ragazza seduta a un tavolino: pareva impaziente, delusa da qualcuno o da qualcosa. Si avvicinò e sperò che fosse meno spazientita di quanto lasciava trasparire. Appena le si sedette affianco, Allie sussultò; probabilmente non si era accorta del suo arrivo oppure si era già arresa all’idea che non sarebbe venuto. “Ciao, scusami, ma mi ero appisolato e ho perso l’orario... Comunque, tutto bene? “, iniziò Luca. “Tutto bene, e te? Non preoccuparti, non è da molto che aspetto” rispose la ragazza tranquillizzandolo. Allie non appariva irritata per il suo ritardo, ma c’era qualcosa che non andava in lei. Alle continue domande dava risposte vaghe e sintetiche e sembrava immersa nei suoi pensieri. Allora Luca decise di chiederle: “Sei sicura di stare bene? C’è qualcosa che non va?”. La ragazza non parve averlo sentito, perché dalla sua bocca non uscì nessuna risposta.

 

Forse è il caso di dirglielo. Lui è così gentile con me e mi sembra un ragazzo in gamba. Non vorrei che se la prendesse nello scoprire di avergli mentito riguardo a ieri: non mi ero presentata all’appuntamento certamente non perché ero uscita a fare spese. Sarebbe meglio metterlo al corrente, ma non voglio creargli ulteriori problemi e farlo dubitare della mia onestà...” riflettè Allie. Proprio in quel momento squillò il cellulare. Luca non capì chi fosse la persona dall’altra parte del telefono che stava parlando con la ragazza. Quando lei riagganciò, cercò di domandarle qualcosa, ma subito si alzò dalla sedia e salutò l’amico in fretta e furia: “Mi dispiace, devo scappare!”. Detto questo, se ne andò.

 

Ora la testa di Luca era piena di dubbi e certamente non sarebbe riuscito a dormire per un’altra notte, ma proprio non riusciva a capire lo strano comportamento della ragazza.

 

Allie era in ritardo, si era trattenuta più del dovuto con Luca e adesso nemmeno un taxi si degnava di darle un passaggio; Roma è di certo una città affascinante, ma lei era stanca di continui disguidi che compromettevano continuamente i suoi piani. Mentre camminava a passo svelto per raggiungere un’altra zona dove poter prendere un taxi, ripensava a Luca, quel ragazzo era molto strano ma, per qualche remota ed oscura ragione, Allie ne era interessata. Finalmente riuscì a salire su un taxi e, senza perdersi in giri di parole e con tono schietto e deciso, ordinò al tassista:”Mi porti a Cinecittà!”. Il traffico quel pomeriggio era davvero intasato! Decise così di chiamare Penny, la sua amica nonchè sua collega, per dirle di scusarsi tanto con il capo per il ritardo e che sarebbe stata lì il prima possibile.

 

Penny ed Allie erano vicine di casa a Stanford ed erano sempre andate d’accordo, sebbene Penny avesse qualche anno in più di Allie; poi Penelope, così la chiamavano i suoi genitori di origini tosco-liguri, si era dovuta trasferirei in Italia a causa della malattia del nonno, aveva proseguito gli studi e si era trasferita a Roma per poter lavorare come tecnico del suono in uno studio televisivo. Dato che Allie stava facendo progressi con l’italiano, Penny le aveva offerto di rimanere più a lungo in Italia e tentare un colloquio come segretaria del suo datore di lavoro, produttore di un noto programma televisivo.

 

Ad Allie l’idea non sembrava pessima, anzi, come tutti gli stranieri, si stava innamorando sempre più dell’Italia ed un lavoro le sarebbe servito per pagarsi l’affitto; infatti, lei aveva studiato a Stanford in un prestigioso college, ma la sua vera vocazione, quella che l’aveva spinta a seguire numerosi corsi di specializzazione , era fare la scenografa. Aveva grandi doti artistiche e il mondo del cinema l’affascinava fin da quando era piccola, quando guardava con occhi scintillanti i meravigliosi colori dei cartoni animati. Il suo piano era d’iniziare portando il caffè e lavorando come semplice segretaria per poi proseguire verso la strada del successo, fino ad arrivare all’apice e vincere l’Oscar per miglior sceneggiatura.

 

La proposta di Penny le capitava “a pallino”!. Il giorno prima, non era potuta andare all’appuntamento con Luca in quanto il datore di lavoro di Penny, il signor Musso, l’aveva convocata per il famoso colloquio, aveva disperato bisogno di una segretaria ed Allie gli era da subito sembrata una ragazza arguta, intelligente e dal bell’aspetto, così l’assunse in prova senza pensarci troppo!

 

Anche se quel giorno Allie avrebbe dovuto avere la giornata libera perché Musso era fuori per questioni di contratti, quando squillò il cellulare mentre era con Luca, dall’altra parte della cornetta vi era Penny che le diceva di precipitarsi lì a causa di un cambiamento di programma. Fortunatamente Allie arrivò agli studi prima di Musso e, mentre si stava togliendo il cappotto, udì la voce, o meglio le urla, del suo superiore avvicinarsi sempre più; era furioso perché la vecchia segretaria aveva preparato le carte sbagliate per quei contratti e quindi non era riuscito nemmeno a trattare con i clienti. Quando vide Allie, le porse in malo modo la borsa e le disse:” Preparami le carte giuste che tra un’ora riparto e voglio che sia tutto a posto!”. Allie si mise subito al lavoro, stava cercando nello schedario quando, sollevando un fascicolo, ne prese anche un’altro contemporaneamente, che le scivolò sul pavimento aprendosi in due.

 

Il nome del soggetto del fascicolo era Gabriela Petrescu, di origini chiaramente non italiane. Scorse velocemente i dati presenti sul foglio e lesse: “nazionalità: Rumena, data di nascita: 26/4/76 ... e più in basso: morta il 21/4/2010, cause: incidente da definire”.

 

Allie allora si ricordò della prima segretaria di Musso, mora, non tanto alta, di nazionalità rumena, l’aveva vista poche volte in compagnia di Penny, probabilmente per motivi di lavoro. Per pochi secondi un macabro pensiero le attreversò la mente, poteva essere stato casuale l’incidente o forse premeditato, penso tra sè e sè. Ad un certo punto sentì il capo urlare con un dipendente, rimise svelta la cartella a posto e riordinò i fascicoli. Musso entrò di fretta nel suo ufficio per prendere dei documenti, tra cui quello che stava leggendo la ragazza e, dopo che ebbe afferrati, fece chiamare Allie per darle il resto della giornata libera.

 

Nel frattempo Luca si trovava a casa cercando di studiare per gli esami universitari che avrebbe tenuto qualche mese più avanti, ma appena leggeva una parola gli tornava in mente la ragazza che, dopo aver ricevuto la telefonata, era scappata subito via. “La devo chiamare!” si disse prendendo in mano il telefono “Ma non la starò forzando un po’ troppo?” pensò.

 

Ma poi il desiderio di sentire la sua melodica voce prevalse e si decise a cliccare “Allie” sulla sua rubrica. Il tempo di uno squillo e subito la risposta “Ciao Luca” ma con un timbro di voce diverso dal solito, un po’ spaventato. Ovviamente Luca non colse - era ancora nella fase in cui la sola voce di Allie lo mandava in uno stato confusionale - ma riuscì a trovare i dieci secondi di coraggio per chiederle di uscire a fare due passi insieme. Allie acconsentì subito e Luca riuscì solo a balbettare “al solito posto tra un quarto d’ora”. Allie stava ancora pensando a quello che aveva visto in ufficio quando era arrivata la telefonata di Luca, che le era sembrata un’ ancora di salvezza.

 

Non era in Italia da molto tempo e, finora, il tempo era trascorso, quasi volato, in modo molto spensierato, ma in questo momento le mancavano i suoi genitori; era la prima volta che sentiva aleggiare un senso di rischio, di paura e di solitudine. Già, i suoi genitori... Quanto avrebbero voluto venire a trovarla in Italia, ma il padre era gravemente ammalato e la madre lavorava tutto il giorno alle dipendenze di una famiglia per mantenere i figli e le medicine del marito! Il viaggio della figlia in Italia era stata un’occasione splendida per darle un’ opportunità, anche se avevano impegnato tutti i loro risparmi. Allie preferiva lascirarli tranquilli e non assillarli con le sue paure, tanti erano i problemi che già li affliggevano.  Era rimasta turbata dalla possibilità che qualcosa di losco permeasse l’ambiente di lavoro e il Signor Musso, effettivamente, non le era mai piaciuto granché. D’altronde, aveva accettato quel lavoro per riuscire a fare carriera e il suo capo, essendo una persona in vista, poteva aiutarla nel suo sogno. Alternava momenti di grande arroganza e atteggiamenti di prepotenza a complimenti e sorrisi finti e, inoltre, aveva uno sguardo strano, come se volesse nascondere qualcosa. E quella povera ragazza, Gabriela, aveva sempre un’ espressione triste, un viso bello con dei bellissimi lineamenti, ma un viso che non conosceva il sorriso, già, perché la storia di Gabriela era particolare...e anche tragica. Nonera nata in Italia, ma a Timisoara, una città con un passato difficile, afflitta dai colpi di stato  del regime e dalla povertà della massa della popolazione. La madre di Gabriela era insegnante di matematica in una scuola del centro città, mentre il padre era un medico condotto. Entrambi avevano studiato ed erano istruiti, perciò si resero conto in fretta che la nazione era sempre meno stabile e così decisero di trasferirsi in un paese economicamente più avanzato. L’Italia era la migliore scelta, secondo il padre. Sapeva che c’era una buona disponibilità di lavoro e spesso sentiva parlare, nei programmi sportivi della TV, delle grandi squadre di calcio; non poteva dire di essere molto informato, ma certamente è meglio sapere poco che niente. Il soggiorno in Italia non andò proprio come sperato; infatti, qui, i genitori andarono incontro a difficoltà economiche e non fu facile trovare il lavoro. I genitori di Gabriela, naturalmente, non riuscirono a svolgere le stesse mansioni che avevano nel paese d’origine perché fu spiegato loro che le lauree non erano equipollenti e che, in sostanza, non servivano a nulla. Gabriela, però, regalò, molte soddisfazioni ai genitori, soprattutto a scuola; qui infatti mostrava ai professori tutta il suo zelo per lo studio ed era una delle studentesse più promettenti. Non potendo frequentare l’università per ragioni economiche, decise di fare un colloquio con il direttore di un’agenzia di produzione di film, il signor Musso.

 

Quest’uomo di mezza età era apparentemente un gentiluomo, anche se a volte lasciava trasparire un po’ di sana arroganza dovuta all’importanza del lavoro che svolgeva. Musso non aveva abitudini particolari, era una persona comune, per tanti versi, però ormai da molti anni frequentava persone un po’ losche. Il direttore era una di quelle persone che amano i soldi più di ogni altra cosa e non c’era nulla che potesse fermare quell’uomo davanti ad essi. Molte persone si rivolgevano a lui per essere assunte, ma probabilmente non sarebbe così se fossero state a conoscenza dei segreti più profondi che custodiva.

 

Allie, come ogni mattina, si recò in ufficio con l’amica Penny. Era visibilmente turbata e stanca poiché non aveva dormito. La ragazza aveva trascorso tutta la notte a pensare alla povera Gabriela: era decisa ad andare in fondo a questa faccenda e le parve opportuno farsi aiutare da qualcuno. Penny si sarebbe certamente prestata, ma era una ragazza troppo timida e paurosa per immischiarsi in qualcosa che non le riguardava. Prima però doveva essere certa che Musso non fosse una persona per bene. Con discrezione fece alcune domande ai dipendenti dello studio e capì ben presto che non avevano alcuna voglia di parlare del loro superiore: le fornirono informazioni vaghe e non precise. Da loro non avrebbe di certo ricavato niente di utile su cui indagare, sebbene fosse convinta che sapessero qualcosa. Non voleva mettere in mezzo un’altra persona per verificare se le sua paure avessero un fondamento, ma non poteva nemmeno continuare così. L’idea le venne nel pomeriggio, quando ricevette l’ennesimo messaggio da Luca. La giovane fanciulla si stava rendendo conto che egli non era più solo un conoscente, ma era ormai diventato un punto di riferimento, una persona sulla quale avrebbe sempre potuto fare affidamento. Chi l’avrebbe spalleggiata meglio di lui? Nessuno. Questa era l’unica cosa che importava e Allie, dopo averci pensato a lungo, chiamò Luca. Gli raccontò tutto: gli parlò del lavoro, della sua amica Penny, della povera Gabriela e dei suoi sospetti nei confronti di Musso.

 

Il ragazzo, prima della telefonata, si sentiva stravolto e impotente, perché non era riuscito a chiudere occhio per intere notti, in attesa che la giovane di cui era innamorato si facesse sentire. Non avendo sue notizie da giorni, Luca si era davvero preoccupato che le fosse successo qualcosa di grave e gli era balenato il pensiero che non lo voleva più avere a che fare con lui. La chiamata di Allie fu la sua salvezza, perché mise fine agli strani pensieri che gli occupavano la testa. Accettò volentieri la proposta della ragazza, ma doveva pensare al modo in cui aiutarla: non poteva lasciarla sola nel momento del bisogno. I due giovani si diedero appuntamento nel pomeriggio, dopo l’università, per discutere sul da farsi e per organizzare le indagini. Verso le cinque si trovarono nel bar di piazza di Spagna e Luca comunicò a Allie numerose informazioni utili. Qualche ora prima aveva fatto una ricerca in internet riguardo a Musso e aveva scoperto che il direttore era vedovo da ormai quattro anni e che la moglie era morta proprio sotto casa sua, uccisa brutalmente da cinque colpi di pistola. Al processo i vicini comunicarono che, poco prima del decesso, i due coniugi avevano avuto un’accesa discussione, ma il marito non era stato condannato. Come molte persone,iI due giovani pensarono subito che Musso fosse il colpevole.

 

Proprio mentre erano seduti al tavolino videro arrivare la Mercedes nera di Musso; a bordo c’era lui, solo. Parcheggiò di fianco ad un station wagon di grossa cilindrata con i vetri  scuri e con targa straniera. Da quella macchina scesero due giovani energumeni con i capelli rasati  che si guardavano in giro con aspetto minaccioso; gli occhiali a specchio accentuavano l’aria poco rassicurante. Ad un cenno di Musso questi salirono sulla sua automobile che si allontanò sgommando. Per Luca ed Allie questa immagine rappresentò la chiusura del cerchio: se Musso frequentava certi personaggi non poteva che essere un delinquente pure lui. Luca cominciava a preoccuparsi seriamente, e prese in considerazione l’idea di andare a parlare in caserma dai carabinieri. Ma Allie, analizzando la questione in modo più razionale, lo convinse che non avevano nessuna prova a disposizione contro Musso, e che forse erano tutte loro fantasticherie. Si sa come sono le ragazze; in un attimo Allie non aveva più voglia di preoccuparsi, si liberò dei suoi pensieri con una bella risata e propose a Luca di noleggiare due biciclette e girare per Roma. Era una bella serata di primavera, tirava un leggero ponentino, ed il sorriso di Allie aveva cancellato ogni pensiero oscuro dagli emisferi cerebrali di Luca. Due biciclette? Gliene avrebbe noleggiate mille, tutte a trainare un fantastico cocchio su cui lui ed Allie abbracciati avrebbero girato la città! Che bello essere innamorati e perdersi negli occhi di Allie senza chiedersi troppo se anche lei provi lo stesso sentimento; Luca si stava godendo quell’attimo  mentre era alla affannosa ricerca di biciclette da noleggiare.

 

Ma proprio in quel momento squillò il telefono di Allie; il suo volto si fece subito angosciato e con un grido soffocato di terrore riuscì giusto a dire “Ma dove sei? Dimmi dove sei?”; la telefonata si interruppe; Allie scoppiò a piangere mentre gridava a Luca di cercare subito un taxi. Non capiva, ma riuscì a bloccare il primo taxi che passava, buttandosi quasi sotto il mezzo. Allie gridò al conducente di recarsi a Cinecittà, dove si trovava una vecchia fabbrica di giocattoli, ora in stato di abbandono. Intanto mise al corrente Luca - che giaceva sul sedile posteriore del taxi ancora incredulo di aver conservato intatte le proprie gambe - di cosa era successo. Penny le aveva telefonato, da un cellulare che non era il suo solito, singhiozzando di essere stata rapita da due loschi figuri e di essere rinchiusa nel vecchio capannone della fabbrica dei giocattoli. Il posto era ben noto ad Allie perché Penny la portava sempre a vederla quando passeggiavano per Roma. “Mio padre ha sempre lavorato in quella fabbrica e, quando ero piccolina,  andavo a trovarlo tutti i giorni e stavo in mezzo a bambole, trenini, macchinine, era un sogno fantastico, era un mondo fantastico” le diceva Penny. “Come avrà fatto Penny a capire che l’hanno portata lì? chiese Luca, “l’avranno pur bendata!” aggiunse. “Penny mi parlava sempre di un odore particolare, forse di collante, forse della gomma che veniva utilizzata per le bambole che impregnava quell’ambiente, quei muri, tanto che, quando passeggiavamo lì vicino, lei diceva di riconoscere quell’odore!

 

Il taxista, intanto, li aveva portati a destinazione ed era sceso per vedere se la prodezza di Luca avesse lasciato dei segni sul suo cofano; incassato il conto, se ne andò borbottando, e abbassato un attimo il finestrino lanciò una chiara imprecazione verso il povero Luca. Appena i giovani cominciarono a girare intorno ai cancelli della fabbrica di giocattoli scorsero la Mercedes di Musso nascosta dietro ad una siepe. Si lanciarono un reciproco sguardo di terrore! Di nuovo Luca pensò ai carabinieri, ma prima doveva verificare se la targa era uguale a quella che aveva fotografato nel pomeriggio.

 

Decisero di dividersi: Allie sarebbe entrata in un bar e avrebbe provato a ricontattare il cellulare di Penny con sms - fino ad ora non le aveva piu’ risposto -  Luca avrebbe scavalcato la recinzione per andare a verificare la targa della macchina sotto lo sguardo attento di Allie che lo seguiva dal bar e che avrebbe chiamato i carabinieri se le cose si fossero messe male. In un attimo il ragazzo scavalco’ il recinto, non pensava neanche lui di essere tanto agile, ma la paura gli aveva messo il turbo nei polpacci, si sentiva ansimare e le vene gli pulsavano nel collo, ma per Allie avrebbe affrontato una banda di talebani armati a mani nude! Proprio mentre pensava a queste cose, vide una porticina di ferro aprirsi di colpo sbattendo e - proprio loro! - i due scagnozzi di Musso dirigersi di corsa urlando verso di lui; i polpacci improvvisamente diventarono due budini, non riusciva a muoversi e tanto meno ad urlare, sentiva semplicemente la serie di sberle che lo stavano colpendo sulle orecchie.

 

Proprio questa “sonorità” lo risveglia, apre gli occhi strabuzzati e vede la sua vecchia “Tata Rina” che lo guarda ridendo dopo averlo svegliato con i soliti “buffetti” sulle orecchie come faceva fin da quando era piccolo e non si voleva alzare dal letto. Si alza e abbraccia la tata che l’ha salvato da un pestaggio anche se immaginario, comunque violento. Corre in bagno, si butta sotto la doccia e comincia a piangere: era tutto un sogno, un sogno! Allie, che aveva dato un senso alla sua vita, non esiste! Esce dal bagno a orecchie basse, con gli occhi rossi dal pianto. La Tata Rina ha intuito che c’è un problema, ma non riesce a racapezzarsi. Luchino, così l’ha sempre chiamato, l’ha cresciuto praticamente lei. Aveva perso la madre che era un bambino; lei è sempre vissuta in casa con lui durante il giorno, quando il padre era fuori per lavoro. Gli prepara, per consolarlo, una super colazione riuscendo a strappargli un mesto sorriso. Luca saluta ed esce; Tata Rina, dispiaciutissima nel vederlo andare via cosi mortificato senza avergli potuto dire niente, schizza fuori e lo rincorre sulle scale. Lo blocca al pianerottolo del primo piano, se lo abbraccia quel giovanottone piu’ alto di lei - sapesse quanti pannolini gli ha cambiato! - e gli prende la faccia tra le mani facendogliela dondolare: “Luchino bello, non ti voglio chiedere niente, ma sono sicura che è una ragazza che ti dà questo guaione, non pensarci, che di ragazze ce ne sono tante e comunque c’è sempre la tata Rina che ti vuole bene”.

 

Mentre Luca è ancora avvinghiato nell’abbraccio della sua tata, ecco aprirsi la porta dell’appartamento del primo piano; era la casa di una signora anziana che era deceduta lo scorso anno; si sapeva che i figli volevano affittarla. La porta si apre piano ed esce  una  bellissima ragazza, alta, bionda, con gli occhi azzurri, con le gambe lunghe e snelle; vedendo Luca e la sua tata ancora avvinghiati, le scappa un sorriso carico di grazia e sensualità. Luca la riconosce: è Allie, sì è Allie!! La tata intuisce e si defila e Luca resta incantato a guardare il suo sogno, il suo sogno in carne ed ossa! Mentre il cervello di Luca implode in una serie di domande senza risposta, la bellissima fanciulla gli tende la mano e con accento inglese gli dice: “Ciao, sono Allie, sono la nuova inquilina. Sono in Italia per frequentare uno stage di lingua; scappo perché sono in ritardo per le lezioni, ma mi farebbe piacere che ci potessimo frequentare perché qui non conosco nessuno”.

Luca, con sguardo attonito, riesce a rispondere che per lui sarebbe un grande piacere. Allie si allontana, ridendo, sulle scale lasciando un alone di profumo seducente ed il suono della sua dolce risata.